Nel mio percorrere zone, che in genere non hanno nome, scopro dei
luoghi, dei confini che diventano sonori... dove si interrompe il suono di
un torrente fondendosi con il suono di un bosco...


Il suono viaggia per sua natura secondo correnti (d'aria), modificazioni ambientali, barriere. Il suono dell'arpa eolia è al confine dei suoni prodotti dalle acque, dai fiumi, dalle foglie dei boschi, dal cadere della neve. Le percezioni sonore sono come frequenze sul corpo che diviene il "recettore totale". Ci sono dei suoni che non hanno più nome. Il tatto ha la capacità di renderli più udibili. Questi hanno la forza di provocare una specie di visione sonora.


La mia opera è una "trappola" percettiva.


La terra è spugna di suoni. La pietra una sorta di registratore naturale e i miei compagni di viaggio sono immersi nel suono... persi nella sonorità, alla scoperta di impronte sonore.


I portatori d'arpa
Arrivano dove si parte,
dove non c'è legge di confine,
dove il silenzio delle sirene
è irresistibile,
dove si aspetta il vento
per provocarne il canto.